Al via l'anno scolastico 2009/2010

Aperto da Dισиιsισ, Settembre 08, 2009, 19:40:03 PM

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DjMonak

Citazione di: The Joker il Settembre 10, 2009, 14:29:52 PM
Azz...proprio in quelle pagine che per uno strano caso non mi si aprono più... :P ;D
Formatta!  <_<

The Joker

Ieri è un ricordo, perciò si chiama passato, domani è una sorpresa e si chiama futuro, ma oggi, oggi è un regalo, per questo si chiama PRESENTE.

maxdance

Sta iniziando la scuola? Non ci avevo fatto caso  ::)

Dισиιsισ

Citazione di: maxdance il Settembre 11, 2009, 08:39:51 AM
Sta iniziando la scuola? Non ci avevo fatto caso  ::)

Eh si anche quest'anno riprende, con l'unica grande differenza che rispetto all'anno scorso 42 mila persone resteranno a casa senza lavoro!!!

Dισиιsισ

SCUOLA & GIOVANI 
  Due insegnanti di Messina hanno dato inizio alla protesta a Palazzo Zanca
sede del Comune. In Sicilia oltre 5000 insegnanti non verranno riconfermati
Due precarie in sciopero della fame
"Esclusa dopo 20 anni nella scuola"
Una di loro, Letizia Sauta, 47 anni, due figli, l'anno scorso ha ricevuto solo
incarichi temporanei e quindi non rientra nei criteri richiesti dal decreto 'salvaprecari'

di ROSARIA AMATO


Una manifestazione di protesta degli insegnanti precari
ROMA - Due insegnanti precarie di Messina hanno dato inizio a uno sciopero della fame per protestare contro i tagli della riforma Gelmini. Una delle due docenti, Letizia Sauta, insegnante di sostegno, è rimasta senza un incarico annuale già l'anno scorso, e teme che questo la escluda definitivamente dalla professione che ha esercitato per oltre vent'anni. "In base al decreto Gelmini e all'accordo Miur-Regione Sicilia, Letizia potrebbe perdere 12 punti e rimanere fuori dal sistema scolastico italiano", denuncia Liliana Modica, assessore alla Pubblica Istruzione nella precedente giunta cittadina di centrosinistra, e insegnante all'Istituto Nautico di Messina.

Mentre l'altra insegnante che ha dato inizio allo sciopero della fame, Rosaria Marchetta, probabilmente rientrerà nei criteri richiesti dal decreto 'salva-precari', ma per lei è una questione di principio, oltre di solidarietà con la collega: "Per me la questione è la qualità della scuola pubblica, e senza stabilizzazione dei precari questa non può esserci".

Letizia e Rosaria hanno già trascorso una notte sedute sui gradini di Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, e sono pronte a farlo anche stanotte e per tutto il tempo necessario ad avere una risposta ai problemi sollevati. "Resteremo qui facendo lo sciopero della fame a oltranza", assicurano. "Hanno già parlato con il sindaco Buzzanca - dice Liliana Modica - che le ha quasi rimproverate, e ha preso le distanze dicendo che la questione non dipende da lui".

La situazione degli insegnanti siciliani è profondamente grave: "Al momento ci sono 7.000 precari che perderanno il posto già quest'anno, 1000 solo nella provincia di Messina. - ricorda Modica - Il decreto salva-precari ne salverebbe 1800, ma in una Regione come la nostra, che offre pochissime prospettive di lavoro, si tratta solo di un'elemosina. E questo è solo il primo anno di lacrime e sangue, i tagli verranno distribuiti in tre anni. Fra l'altro non abbiamo neanche capito che criteri verranno utilizzati per il 'salvataggio': nessuno dice nulla. I precari di Palermo sono stati ricevuti dal presidente della Regione Lombardo solo perché avevano cominciato lo sciopero della fame. Bisogna essere alla disperazione per farsi ricevere. Ma anche dopo essere stati ricevuti, la loro situazione al momento non è cambiata, e infatti al Tg3 che li intervistava hanno detto 'Ora però vogliamo i fatti'. Qui si parla di famiglie monoreddito, di persone che nella scuola hanno investito tutto, che hanno superato concorsi di abilitazione, che hanno anche due lauree e un master".

Letizia Sauta ha 47 anni, è sposata e madre di due figli. E' la 320esima nella graduatoria comunale delle supplenti, e 107esima in quella provinciale. "Quando pensavo - afferma - dopo tanti sacrifici e tanti titoli di aggiornamento e di specializzazione di aver raggiunto la stabilizzazione, mi sono ritrovata totalmente spiazzata, sono senza lavoro per i tagli scellerati alla scuola. Lo Stato non prende in considerazione il mio lavoro ed anche se sono cresciuta professionalmente mi mette in mezzo alla strada. Noi non chiediamo l'elemosina, ma un lavoro. Il lavoro che tutti noi ci siamo guadagnati sul campo". E assicura: "Continuerò questo sciopero della fame fino a che le forze non me lo permetteranno, sono una madre di famiglia, sono responsabile. Non voglio rischiare totalmente la vita, questa soddisfazione al governo non gliela do".

La protesta di Rosaria e Letizia a Messina è affiancata da quella degli altri insegnanti precari della città, che da giorni hanno occupato l'ufficio scolastico provinciale, e che oggi si sono spostati in piazza Unione Europea, davanti al Comune, vicino alle due colleghe. Il presidio dei precari durerà fino a lunedì 14, quando i manifestanti andranno a Palermo per la manifestazione regionale.
(12 settembre 2009)

Erikinho

Citazione di: Dισηιsισ il Settembre 09, 2009, 17:58:02 PM
Ecco perchè gli italiani sono una massa di ignoranti e da ora in poi continueranno ad esserlo ancora di più! Bè certo non fa mica comodo avere un popolo che ha cultura, altrimenti chi li vota più ai mafiosi come loro!

Ricordatevi una frase che me la ripetono i vecchi: uno aveva capito l'Italia e gli italiani, Benito mussolini: "Putroppo gli Italiani sono un popolo di BUE, non cambieranno mai!".

I fatti stanno dando ragione a questo uomo storico....

:muro: :muro:

Hola
Erikinho
"W la gnocca "club
ne sine gnoccam, nec contra gnoccam viverem possum.

[*non discutere mai con un idiota: prima ti porta al suo livello, poi ti batte in esperienza.*]

Dισиιsισ

TUTTI ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLA SCUOLA!

In questi giorni abbiamo tutti davanti agli occhi gli effetti devastanti del piano di tagli, messo in atto dal ministro Gelmini: 57.000 posti in meno soltanto per l'anno 2009-10, che arriveranno a più di 150.000 entro i prossimi due anni.
Come vengono realizzati principalmente questi tagli?
o   Introduzione del Maestro Unico ed eliminazione delle compresenze e del modulo.
o   Aumento del numero degli alunni per classe, che spesso giungono ad essere più di 30.
o   Obbligo del completamento a 18 ore di lezione e conseguente eliminazione delle ore a disposizione. L'assegnazione delle classi non viene più fatta in base a criteri di coerenza disciplinare, ma con l'unico obiettivo di riempire il monte ore settimanale del docente.
o   Aumento dell'orario di lavoro per il personale docente (straordinari imposti, con cattedre che a volte giungono a 24 ore, spesso accettate per incrementare uno stipendio tra i più bassi d'Europa!)
o   Riduzione dell'orario di alcune materie (per esempio, un'ora in meno di italiano alle medie, trasformata in una non meglio specificata ora di "approfondimento").
o   Tagli agli organici del personale ATA e di sostegno!

E' evidente che questo piano, privo di qualsiasi giustificazione pedagogica, è determinato da scelte di bilancio, da una concezione servile e strumentale dell'istruzione e da una deliberata volontà di smantellamento della scuola pubblica e democratica in Italia. Esso quindi danneggia la nostra dignità professionale, la qualità dell'offerta formativa e compromette seriamente due fondamentali principi della Costituzione italiana: il diritto al lavoro (art. 1) e il diritto di ciascun cittadino ad un'istruzione pubblica di qualità (artt. 9, 33, 34).

Il governo pretende di tamponare questa situazione con i contratti di disponibilità, denominati ipocritamente "salvaprecari"! Si tratta in realtà di un semplice contentino che mortifica la nostra professionalità, declassandoci a docenti di serie B, disponibili a qualsiasi tipo di chiamata e mansione, frammentati al nostro interno. I contratti di disponibilità pertanto spaccano la categoria docente e rappresentano un primo tentativo di regionalizzare il rapporto di lavoro nella scuola. E' bene ricordare che di fronte a questa politica di tagli alla scuola pubblica si incrementa il finanziamento dello stato alla scuola privata.

Tutto questo denuncia la totale assenza di un'idea di scuola come fondamentate ed irrinunciabile luogo di costruzione della democrazia, della cittadinanza, dell'integrazione, dell'inclusione sociale e culturale.

PER OPPORCI A QUESTO PROGETTO DEVASTANTE
IL COORDINAMENTO DEI PRECARI DELLA SCUOLA C.P.S. INDICE UNA

MANIFESTAZIONE A ROMA IL 3 OTTOBRE, ALLE ORE 15,00.

CHIEDIAMO:
1-   DIMISSIONI IMMEDIATE DEL MINISTRO GELMINI.
2-   IL RITIRO DEI TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA PREVISTI DALLE LEGGE 133 E DI TUTTI I PROVVEDIMENTI CON CUI SONO STATI ATTUATI.
3-   RITIRO DELLA LEGGE 169/08 (MAESTRO UNICO)
4-   IMMISSIONE IN RUOLO DEI PRECARI SU TUTTI I POSTI VACANTI.
5-   ABOLIZIONE DEL TETTO MASSIMO DI UN INSEGNATE OGNI 2 ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI (L.244/07)
6-   I CONTRATTI DI DISPONIBILITÀ SONO UNA TRUFFA!
7-   RITIRO DEL PDL APREA.
8-   CORSI ABILITANTI PER I DOCENTI NON ABILITATI IN SERVIZIO.

Coordinamento Precari Scuola http://retedocentiprecari.blogspot.com/

Dισиιsισ

E' caduta una Mariastella

di Roberto Di Caro e Denise Pardo


Un curriculum scolastico anonimo. Una laurea in legge senza lode. Una trasferta a Reggio Calabria per il praticantato legale. Poi la folgorante carriera politica. La vita da mediocre della ministra che voleva fare la ballerina e che ora infiamma la scuola




Finora le fabbriche sono state silenziose. Perfino i magistrati sono spaccati. Lei, Mariastella Gelmini, ha portato in piazza tutti: professori, genitori, precari, studenti. La sua riforma è la vera sconfitta del terzo governo Berlusconi.

È signorina. Ma di quelle Signorsì. Tremonti vuole tagli a scuola e università e il via alla privatizzazione strisciante: lei esegue, e lancia l'idea di trasformare istituti e atenei in Fondazioni in concorrenza fra loro. Il Vaticano vuole l'ora di religione cattolica come materia piena di insegnamento: per lei è subito una "posizione condivisibile". La tattica è elementare, se vuoi far carriera, non ti puoi fare troppi nemici. Se ne hai (le è capitato quando nel 2000 i suoi di Forza Italia la fecero fuori con una mozione di sfiducia dalla carica di presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda, e poi nel 2005 quando Berlusconi la nominò coordinatrice regionale tra i malumori della nomenklatura), meglio star buona, aspettare, prima o poi non mancherà l'occasione di farseli di nuovo amici. Lei, Mariastella Gelmini, in questo è bravissima. L'ha anche spiegato: "Non è mica un delitto andare d'accordo con tutti".

Gelmini, ovvero la temibile leggerezza dello stare nel mezzo (secondo le anime buone) o della mediocrità (secondo quelle malvage). Non male per una che ogni due per tre sillaba, enuncia, predica la meritocrazia. Tattica o carattere? Sarà che ha frequentato le elementari dai preti, 1.700 anime nella Bassa bresciana. Dove suo padre Italo, agricoltore e allevatore, era stato sindaco Dc e, divorziato senza scandalo dalla moglie Carmelina, aveva sposato Wanda, la mamma di Mariastella. Tuttora ci vivono Giuseppe e Cinzia, figli della prima moglie, ma legatissimi alla sorella, modello famiglia allargata. Il primo, che ha un magazzino di prodotti per l'allevamento, è dall'aprile 2008 vicesindaco Pdl; la seconda, insegnante elementare, è rappresentante sindacale Cgil. Scoppiò un mezzo putiferio quando, il 30 ottobre 2008, Cinzia non aderì allo sciopero generale degli insegnanti e si mise in aspettativa non retribuita.


Gelmini voleva fare la ballerina. Le è andata male: è diventata ministro. Alle medie, Luigi Sturzo della vicina Gottolengo, dove fino ai 15 anni vivrà in una cascina, Mariastella è la passione della sua professoressa, Maria Nunziata Terzo: studia danza, conduce la battaglia contro l'intercalare dialettale "pota", aiuta il compagno down. Al liceo classico le cose si fanno più complicate. Ne cambia tre: il Manin di Cremona dove frequenta i due anni di ginnasio, poi lo statale Bagatta di Desenzano dove comincia la prima liceo per lasciarlo a dicembre e spostarsi a Brescia, liceo privato diocesano Cesare Arici, lo stesso dove aveva studiato Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI: "Sì, abbiamo fama di severità, ma senza particolari asprezze", racconta Gian Enrico Manzoni, che della liceale Mariastella fu l'insegnante di greco e latino. Quanto al carattere, Manzoni la descrive "riservata, né un'isolata né una leader, nessuna bega con i compagni, non che io ricordi almeno": già allora tendeva ad andare d'accordo con tutti. "Non ero la prima della classe, ma non ho mai avuto problemi", ha sintetizzato quel periodo l'interessata. È vero. In pagella prese 5 in latino scritto al primo quadrimestre, "ma era un'alunna diligente, anche se non mi viene in mente nessun particolare amore per questo o quell'autore, e a fine anno conquistò il 7", ricorda Manzoni. In greco, italiano, matematica oscilla sempre fra il 6 e il 7. Scienze 7, arte e storia 8. Alla maturità, siamo nel luglio 1992, uscì con 50/60.

Proprio del provvedimento sul voto di condotta, e dell'altro che richiede il 6 in tutte le materie per essere ammessi all'esame di maturità, parlano Manzoni e Gelmini ormai ministro quando, a fine 2008, si reincontrano. Il suo liceo la invita a una rimpatriata, ma in tutta Italia scoppia la protesta degli studenti e lei sparisce dalla circolazione: figuriamoci se rischia una contestazione proprio davanti alla sua vecchia scuola, sai che chicca per i giornali. Invita però Manzoni al ministero. "Fu molto gentile. Cercai di convincerla che, sotto l'apparenza del rigore e del merito, quei suoi due atti avrebbero sortito effetti opposti".
Che poi qualche comprensione per la voglia di molti studenti a fine corso di chiudere i conti con la scuola e passare ad altro la dovrebbe avere, Mariastella Gelmini. Perché capitò anche a lei. Non alla maturità, ma nella tesi di laurea, Università di Brescia, facoltà di Giurisprudenza, appello del 12 luglio 1999. "Era venuta da me spiegandomi che, fuori corso di tre anni, voleva concludere in fretta gli studi, accennando di sfuggita a qualche suo impegno politico a Desenzano", racconta Antonio D'Andrea, ordinario di Diritto costituzionale: che dell'impacciatissima laureanda fu relatore. "Concordammo dunque una tesi non impegnativa: sull'iniziativa referendaria delle Regioni, tema allora d'attualità perché alcune amministrazioni di centrodestra, Lombardia in testa, si apprestavano a usare tale strumento per contrastare il governo Prodi". Si incontrano cinque o sei volte, l'ultima lui le chiede di rafforzare un po' l'apparato teorico e di completare il compitino almeno con un piccolo apparato di note e una bibliografia accettabile: ma capisce subito "che non è il caso di insistere. Certo non ci si innamora di uno studente come lei, media, diligente, non particolarmente motivata; ma in fondo il suo lavoro era passabile, c'era il minimo indispensabile. Il punto di caduta, inaspettato, fu la discussione della tesi". D'Andrea le rivoge una domanda di ordine generale: lei "rimane sconcertata, imbarazzata, è in difficoltà, mostra di non avere padronanza dell'argomento. In situazioni del genere non si infierisce: le chiedo qualcosa sull'argomento della tesi e in meno di dieci minuti, con un po' di disappunto, la licenziamo con 100/110". Significa che, arrivata con un punteggio d'esami di 99,28 pari a una buona media del 27, la tesi le fu valutata meno di un punto sugli 11 possibili. Dei cinque laureati quel giorno con D'Andrea, due con lode, lei fu la più scarsa. Che ha pensato il professore a vederla oggi ministro alfiere del rigore e del merito? "Non ricordo se mi è venuto da sorridere o se ho alzato gli occhi al cielo. Ma che vuole, la politica ha i suoi criteri. E i suoi peculiari talenti".

E questi a lei non mancano di certo. È il '94, Berlusconi scende in campo, Mariastella ha ventun anni. Fin da subito gioca sui due terreni chiave di un politico: sul territorio, dove costruirà la sua fortuna elettorale, e al centro, nel cuore del potere. A Desenzano, dove ormai vive con la madre separata aiutandola a volte nel negozio di estetica a Sirmione, fonda con Emanuele Giustacchini ed Enrico Frosi, e presiede il primo club locale di Forza Italia: "Varie sere la settimana", racconta Giustacchini, oggi assessore a Desenzano, "ci trovavamo in una decina di persone a casa sua: manifesti, banchetti di propaganda". Intanto però, due o tre volte la settimana, parte in treno da Desenzano per fare volontariato di partito a Milano: sulla costituzione dei club, in stretto rapporto con Mario Mantovani, oggi sottosegretario alle Infrastrutture, e con Giancarlo Abelli, allora consulente per la Sanità della Regione oggi deputato. Poco dopo comincia anche la storia d'amore di Mariastella con Giuleader bresciano dell'ala ex democristiana di Forza Italia: durerà fino al 2004. Lui continua a dire di lei che è una "una donna tenace, capace, gran tessitrice, la Letta lombarda, uno dei pontieri tra Berlusconi e Formigoni".

Alle politiche del '96, "con la carica di partito di delegato di collegio, la Gelmini riesce a far eleggere deputato Adriano Paroli, ciellino formigoniano di ferro, paracadutato dall'alto e ignoto al territorio", aggiunge Giustacchini. Poi, nel '98, con 300 preferenze, è la prima eletta al consiglio comunale, di cui diventa presidente. La scalata è cominciata. Ma nel 2000 arriva la tegola: tre su sei dei consiglieri Forza Italia la destituiscono con una mozione votata dagli alleati civici e dall'opposizione. Diatribe interne, raccontano: l'ala "laica" di Franco Nicoli Cristiani, allora come oggi assessore regionale, contro i cattolici di Romele.
Ma la ragazza è un muro di gomma, incassa come un pugile esperto. Non deve aspettare molto. Nel 2002, passato a Reggio Calabria l'esame di Stato per diventare avvocato (vedi box a pag. 37), c'è un rimpasto in giunta alla Provincia di Brescia: "Romele pretese un posto per lei, io raggiunsi con lui un accordo, Gelmini divenne assessore al Territorio", racconta Nicoli Cristiani. Dopo le provinciali del 2004 la Lega esige il Territorio, Gelmini e Romele s'inalberano: "Ma siete matti? Prendete l'Agricoltura, vale da solo 10 mila voti: i contadini chiedono sempre, ma non dimenticano mai", le dice Nicoli. Gelmini prende l'Agricoltura. Ma ha un feeling più intenso con i cacciatori, che nel bresciano sono una lobby potentissima per tradizione e per business: la voteranno in massa quando, nell'aprile 2005, diventa consigliere regionale, prima eletta di Forza Italia, a Brescia con 17.500 preferenze. Li ricambierà, racconta Nicoli, battendosi in consiglio regionale per l'approvazione della caccia in deroga, cioè perché possano liberamente sparare a peppole, stornelli e fringuelli.

Non che abbia tempo di fare molto altro, nell'anno esatto in cui resta consigliere regionale. Berlusconi la vuole subito a Roma, nella segreteria di Palazzo Grazioli. Un mese dopo la nomina coordinatrice regionale di Forza Italia. Nel 2006 è eletta deputato. Poi, domenica 18 novembre 2007, in un'ora e mezzo organizza una folla in piazza San Babila per l'annuncio che Silvio ha deciso di fare, bruciando i tempi: la nascita del Popolo delle libertà. Da quel predellino il capo lancia anche lei, Mariastella, nel firmamento delle star del centrodestra.

Peccato che un anno e mezzo su una poltrona da sempre tra le più puntute in qualsiasi governo la facciano oggi sembrare più che altro una stella cadente. Rieletta nel 2008, Maria Star, come la chiama Luciana Littizzetto, è una delle quattro donne al governo. Per il Cavaliere è il pezzo più pregiato. Una volta al consiglio dei ministri sedette nella sedia del premier. " Ecco vedete ha già preso il mio posto", commentò Berlusconi ridendo. Se all'esterno ogni suo gesto sfocia in un corteo, con la burocrazia del ministero si muove in punta di piedi bene attenta a non pestare i calli a nesssuno. E si circonda di personaggi che, in un modo o nell'altro, le tornano utili. Tra i consulenti Alberto Albertini, reperto democristiano della sua Brescia, già al Cnr, personaggio passato attraverso molte grane giudiziarie. Come portavoce sceglie Massimo Zennaro, inizi con Marcello Dell'Utri poi con Tiziana Maiolo al Comune di Milano; qualche mese e lo promuove direttore generale della Direzione generale per lo studente del ministero. Un vero atto da Casta. Al suo fianco Giuseppe Pizza, sottosegretario, uno che conosce tutti gli ingranaggi e i pozzi avvelenati della politica romana, proprietario legale dello scudocrociato Dc. A darle un sostegno tecnico, i due forzisti presidenti delle commissioni parlamentari di riferimento, Valentina Aprea alla Camera e Guido Possa al Senato. A Roma le gira spesso intorno adorante Renato Farina, per il Sismi "l'agente Betulla", espulso dall'Ordine dei giornalisti, nel 2008 eletto deputato per il Pdl, Collegio Lombardia 2. Tra quelli che non inviterebbero Mariastella al ballo della scuola Giulio Tremonti (anche se quando lui taglia i fondi, lei sbatte i tacchi e decurta i docenti) e Denis Verdini (lui scherzoso le dice davanti a tutti che è sexy, lei, che non trova la cosa appropriata al suo rango, si sforza di sorridere, Verdini è potente e lei lo sa bene).

Roma le ha cambiato il taglio di capelli, dal parrucchiere delle dive Roberto D'Antonio accanto a Montecitorio, ma non l'approccio circospetto, il talento di evitare rogne. Se Renato Brunetta si tuffa appena intravede una polemica, Gelmini fugge borbottando che "non si fa così": a giugno alla contestata presentazione di un libro di Mario Giordano alla Mondadori di piazza Duomo, a luglio quando in una sua conferenza stampa irruppe il senatore Idv Stefano Pedica. Non si nega invece, il ministro Gelmini, dove sa che il parterre è tutto per lei: al campus biomedico di Trigoria presso Roma, Opera apostolica della Prelatura dell'Opus Dei, come al Meeting di Rimini di Cl, dove per tre giorni interi è stata la gemella siamese di Formigoni.
Dovevano scambiarsi le poltrone, i due: lei alla presidenza della Regione, lui al ministero dell'Istruzione: ma è stata proprio lei, un giorno prima di Berlusconi, a dichiarare che Formigoni è e resta l'unico candidato, certo e indiscutibile, alla Regione. In fondo si somigliano, lei e l'ex vergine del Pirellone: in entrambi amabilmente coesistono l'anima crociata e quella mondana, nel senso di uso di mondo, lui con quelle sue giacche arancione, lei con quel bikini con il quale cui a Positano l'ha immortalata "Chi", settimanale della real casa d'Arcore, titolo "In piscina zero in condotta" arpionata con un bacio hard al nuovo fidanzato Giorgio Patelli: 51 anni, geologo, dieci anni fa all'assessorato all'Ambiente della Lombardia, poi immobiliarista, oggi anche imprenditore edile, un bellone ben diverso dal tipo Hulk alla Romele.

Prudente sì, ingrata no, Mariastella. A giugno, provinciali di Brescia, si batté invano fino allo spasimo perché alla Presidenza fosse candidato il suddetto Romele e sembrava profilarsi uno scontro con Viviana Beccalossi di An. "Diciamo la verità, tu vuoi piazzare il tuo ex fidanzato", la azzannò Ignazio La Russa. Lei, piccata, replicò: "Almeno, di me si sa".
(16 settembre 2009)






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